Nessun settore può sfuggire alle leggi di mercato, nemmeno lo streetwear, è quindi normale che un oggetto a bassa tiratura e molto desiderato veda il suo prezzo schizzare alle stelle, ma facciamo un piccolo passo indietro.
Lo streetwear, come dice la parola stessa, nasce dalla strada e da tutte quelle sotto culture che la popolavano e la popolano tutt’ora, ma con pochissimi soldi a disposizione, è cosi ad esempio che nascono le t-shirt lunghe fino alle ginocchia e i jeans baggies, semplicemente ereditando i vestiti dai fratelli maggiori.
Negli ultimi anni la corrente si è invertita, l’abbigliamento street è stato sdoganato, l’attenzione della clientela è moltiplicata ed i prezzi sono schizzati alle stelle, ma non i prezzi di vendita, bensì quelli del reselling, una rivendita selvaggia e senza senso, applicata ad ogni articolo senza alcuna distinzione, con la consapevolezza che si venderà comunque.

Probabilmente è più il compratore a favorire tutto ciò, ma quando la trattativa va in porto è un affare soprattutto per il repeller, improvvisato o meno che sia.
Le lamentele sui prezzi sono all’ordine del giorno, ma senza qualcuno disposto a pagare la ruota smetterebbe di girare e forse si tornerebbe un po’ più vicini all’origine dello streetwear, perché è un controsenso spendere migliaia di euro per vestirsi seguendo una corrente che nasce dalla povertà, nel momento in cui spendiamo 500€ per un paio di scarpe possiamo ancora parlare veramente di streetwear o probabilmente il gioco è cambiato e noi non ce ne siamo accorti?