Di : Pierfrancesco Cavalli

“Vi faremo sentire l’odore del sangue” scriveva Jake a Luglio su Instagram quando annunciava 17, scritto a 4 mani con il suo amico e collega Emis Killa.
La solidità del progetto poggia su una forte amicizia tra i due che, annunciando il disco, hanno scritto nei rispettivi post quanta stima reciproca, rispetto e affetto ci sia; ne è nato un manifesto del Rap, non a caso con la maiuscola.

Alla rivelazione della copertina, il dissenso si è fatto sentire; sembra infatti richiamare qualche elemento delle copertine degli anni ’90/00, di qualche gruppo hardcore. Ma nel momento in cui si preme play, tutto il concept torna.
Citando l’odore del sangue, altri immaginifici odori che si avvertono nella riproduzione delle tracce sono quello dell’asfalto, delle donne, della droga, del sudore per raggiungere traguardi e successo; il disco è un continuo alternarsi di storytelling dove il livello di scrittura è tremendamente alto, ed episodi di “tamarrate” che non possono mancare in un disco Rap, soprattutto in uno come questo.
Un racconto cinematografico messo in rima è indubbiamente “Renè e Francis” dove Emis impersona Renato Vallanzasca e Jake, invece, Francis Turatello, due noti criminali italiani; il tappeto sonoro quasi dancehall dei 2nd Roof “inganna” l’ascoltatore immerso in delle barre piene di immagini e dettagli di una crudezza invidiabile; i due rapper milanesi si sono ispirati al documentario di Carlo Lucarelli “Blu Notte la mala milanese”
Ciò che definisce la collaborazione tra Jake ed Emis sono gli stessi contesti, le stesse esperienze ed amicizie. Quest’ultime, in svariati pezzi, vengono menzionate anche con fierezza come a ribadire, “si bene siamo dei vip, abbiamo avuto successo, ma non dimentichiamo mai da dove veniamo”.
Punto di forza, inoltre, è quello dei featuring, Massimo pericolo, Salmo, Fabri Fibra, Tedua e Lazza; pochi ma estremamente buoni. D’altronde, per farsi valere contro due pesi massimi, o spacchi, o spacchi.
“Medaglia” e “Quello che non ho” sono gli opposti di uno stesso disco; danno vita ad un dualismo che da sempre, in tutta la storia della musica, caratterizza la vita ed il percorso di un’artista. Da un lato il credere sempre nei sogni, la voglia di avere fama e successo senza cambiare mai, dall’altro il rovescio della stessa Medaglia perché quelli come loro non si accontenteranno mai, di nulla.
“Ma non trovo mai pace neanche un po’, perché corro sempre dietro a quello che non ho”
Se Santeria, disco del 2016 di Guè e Marra risultava sperimentale per il tempo in cui si collocò e fotografò il momento di ricambio sonoro del rap italiano, 17 ha come obiettivo quello di imporre il genere anche in un Paese come l’Italia, in modo diretto, scorretto e senza compromessi.
Il mood con cui è stato scritto il disco si nota dalla foto qui allegata; avviso ai perbenisti e moralisti tipicamente italiani, ci sono andati giù pesanti, proprio come dei “Maleducati”.
Per il resto, buon ascolto.
