Di: Pierfrancesco Cavalli
E’ uscito oggi, il documentario per Esse Magazine su Ragazzo d’oro, ormai storico primo album del “Guercio”.

La motivazione di fare un documentario è già stata specificata ampiamente, su Instagram, nei vari post promozionali sia del magazine, sia dell’artista.
Interessante è soffermarsi sulla grandissima influenza che questo progetto ha assunto dal momento dell’uscita fino a 10 anni dopo; il disco ha impostato e avviato il cambiamento della scena musicale rap italiana; tale parere è totalmente condiviso dai membri della scena, sia dai più esperti che i più giovani (da Bassi Maestro ad Ernia).
Un cambiamento che, però, non ha riguardato solo l’aspetto strettamente musicale; così hanno subito influenza anche i diversi settori in cui si articola l’hip hop. Esempi sono i videoclip, lo slang e l’attitudine nelle lyrics, il modo di scrittura, il modo di vestire, l’annientamento del politically correct… l’elenco è abbastanza lungo.
Se il disco, come affermato dallo stesso Guè nelle varie interviste del 2011, nacque come side project – alias progetto parallelo, in quanto si collocava di pari passi alla carriera con i Club Dogo – , la realtà è stata ben presto un’altra. Molto probabilmente involontariamente Mr.Fini, ha dato una definizione al progetto che ad oggi, lo rende uno dei capisaldi della discografia rap italiana.
Ha molto meno l’aria di mixtape, per quanto si originò con quella idea.
Nonostante il miscuglio di producers (ci sono i 2nd Roof con i quali è nata una sinergia che dura ancora oggi immutata, Bassi Maestro e fritz Da Cat pilastri dell’underground) e l’alternarsi di episodi più rap hardcore a pezzi più sentimentali e personali, Ragazzo d’Oro rappresenta l’avvio di una carriera solista che a detta dello stesso Guè:
“mi ha dato tanto, ma mi ha tolto molto”.

Seppur la scrittura è quella ancora reduce dagli storici fastlife mixtape , è stata però uno dei punti di avvio del Guè solista; inevitabilmente si è sgrezzata con il corso degli anni ma dal 2011 ha influenzato tremendamente i posteri; vedasi ciò che afferma Ernia nell’intervista.
Come spesso accade, all’epoca, non venne particolarmente apprezzato ma come altrettanto spesso succede, ciò che rappresenta la novità e non si conosce, fa strano, dà quasi fastidio. Indubbiamente, questo era ed è ancora oggi l’obiettivo di Guè (oltre quello di fare musica di qualità, si intende).
Ad oggi invece “Ragazzo d’Oro” viene quasi unanimemente considerato un classico del rap italiano.
Come cambiano le cose in 10 anni.